The sister by Abigail Barnette

The sister by Abigail Barnette

autore:Abigail Barnette [Abigail Barnette]
La lingua: ita
Format: epub
editore: Newton Compton
pubblicato: 2019-03-26T23:00:00+00:00


Capitolo 10

Nel pomeriggio di martedì, dopo svariate bozze, false partenze e cambiamenti di idee, ho finalmente inviato a Susan un’email per invitarla a cena una di quelle sere, a suo piacimento eccetto venerdì. Ha risposto dopo qualche ora proponendo giovedì sera e ho tirato un sospiro di sollievo pensando a quanto ancora fosse in là da venire.

Ma poi il giovedì è arrivato.

«Sei sicuro che non ti dispiaccia se ti piantiamo in asso per un po’?», ho chiesto a El-Mudad mentre svoltavamo in macchina sulla Fifth Avenue. Avevamo preso insieme l’elicottero per arrivare in città, ma lui non sarebbe rimasto a cena con me e Neil: spiegare la sua presenza avrebbe complicato ancora di più le cose in una serata già di per sé complessa.

El-Mudad ha scosso la testa, con grazia come sempre: «Te l’ho già detto, starò bene. Sarà bello incontrare Grace».

Un moto di gelosia inaspettato mi ha pervasa. Volevo esigere di sapere chi fosse quella Grace, benché lui mi avesse già involontariamente fornito l’informazione: Grace era un’amica dell’ex moglie, con cui El-Mudad era rimasto in ottimi rapporti. Niente di male.

L’interfono ha crepitato e la voce dell’autista ha annunciato mentre la macchina si fermava: «Signore e signora Elwood, siamo arrivati».

«Grazie». Neil ha schiacciato il pulsante. Ero spremuta sul sedile tra lui ed El-Mudad, e mi hanno spremuta ancora di più quando si sono avvicinati per scambiarsi un bacio.

Ho riso e li ho separati, per poi stampare un bel segno di rossetto sulla guancia di El-Mudad, un po’ come per marcare il territorio. «Fai il bravo. Ti scrivo quando il campo è libero».

«A completa disposizione», ha promesso, prendendomi la mano e portandosela alle labbra.

L’autista ha aperto lo sportello. Neil è sceso e mi ha porto la mano mentre gli diceva: «Accompagna il signor Ati ovunque voglia. È il capo per il resto della serata».

«Ti prendo in parola», ha urlato El-Mudad.

Abbiamo atteso sul marciapiede che la macchina si allontanasse. «Quella Grace non mi piace», ha mormorato Neil, ancora sorridente, muovendo appena le labbra.

«Neanche a me», ho assentito con una risata, circondandogli la vita con un braccio. «Andiamo».

Nell’organizzare quella cena con Susan, mi era sembrato pratico suggerire il nostro appartamento come punto di incontro. Dato che c’era una questione delicata da discutere, non volevo che venissimo interrotti di continuo dai camerieri o dalle chiacchiere degli altri commensali. Quando però siamo entrati nell’atrio, ogni rintocco dei miei tacchi sul pavimento di marmo ha contribuito ad accrescere i miei timori: e se Susan e Travis avessero pensato che cercavo di mettermi in mostra? Ostentare la mia ricchezza?

«Sophie?», mi ha chiamata Neil, seguendomi in ascensore. «Sei piuttosto pallida».

Mi sono toccata il viso con cautela. «Sì? Ho usato questo trucchetto visto su Internet di mettere la cipria in faccia e poi inzuppare…».

«No, intendevo che sembri… instabile». Ha avvolto le mani a coppa intorno al mio viso e me lo ha sollevato, scrutandomi negli occhi. «Pensi di farcela?».

Mi sono discostata con delicatezza dal suo tocco. Non volevo fare la stronza o fargli pensare che fossi arrabbiata con lui. Perché non lo ero.



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